Tutti i comportamenti che ognuno di noi mette in atto ogni giorno non sono frutto di fatalità, non derivano da cause misteriose e sconosciute ma derivano da specifici apprendimenti.
Tutti i comportamenti che ognuno di noi mette in atto ogni giorno non sono frutto di fatalità, non derivano da cause misteriose e sconosciute ma derivano da specifici apprendimenti.
Per apprendimento si intente una modificazione del comportamento che consegue a, o viene indotta da, un’interazione con l’ambiente, ed è il risultato di esperienze che conducono allo stabilirsi di nuove configurazioni di risposta agli stimoli esterni.
Lo studio dell’apprendimento diventa centrale con l’avvento del comportamentismo negli anni 1930-1950, in quanto i suoi esponenti sostenevano che “si può (e si deve) studiare solo ciò che è osservabile”.
I movimenti filosofici che hanno influenzato il comportamentismo sono molteplici.
- Fenomenalismo: non esiste alcuna differenza tra essere e fenomeno; l’essere è il fenomeno. È solo questo che può essere osservato.
- Nominalismo: ogni ipotesi, intuizione o teoria formulata in termini generali deve avere come corrispondente solo eventi concreti e specifici.
- Neutralità della conoscenza scientifica: i dati dell’esperienza non contengono qualità esprimibili con termini con valenza etica come “buono” o “cattivo”. La conoscenza scientifica è immune da “inquinamenti” provenienti da altri campi (sociale, politico...).
- Unitarietà del metodo scientifico: il metodo scientifico vale indipendentemente dal contesto in cui viene applicato.
- Riduzionismo: modalità di classificazione delle scienze proposta da Compte, ora superata ma comunque interessante. Egli poneva come scienza di base la fisica, mentre quelle di superficie erano la psicologia e, più in alto, la sociologia. La caratteristica di questa concettualizzazione è la possibilità di ricondurre dati, leggi e generalizzazioni empiriche dalle scienze di superficie a quelle più profonde senza che vi sia una perdita di significato.
L’intreccio dei fattori alla base della terapia del comportamento:
Il primo tassello riguarda gli antecedenti filosofici.
Il secondo descrive i diversi elementi che caratterizzano il comportamentismo o, meglio, alcuni filoni comportamentistici.
Il terzo ha a che vedere con la dimensione operativa, ovvero evidenzia ciò che deve essere primario oggetto di osservazione o intervento del terapeuta.
I tasselli collocati al di sopra indicano gli aspetti culturali che hanno influenzato e sono stati influenzati dal comportamentismo.
All’interno del comportamentismo si sono strutturati tre principi cardine: il condizionamento classico, operante e vicario.
Bibliografia
· Meazzini, P., Carnevali, F. (2019). Dal comportamentismo alla terapia del comportamento. FrancoAngeli Editore.
· Zorzi, M., Girotto, V. (2004). Manuale dipsicologia generale. Il Mulino, Bologna.
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